è narratore, performer, traduttore. Con Troppo umana speranza, suo romanzo d’esordio, si è imposto all’attenzione di pubblico e critica vincendo il prestigioso premio Viareggio-Rèpaci 2011.
Ha poi pubblicato Gli alberi hanno il tuo nome, L’anonima fine di Radice Quadrata, Cronaca di lei e la graphic novel Randagi. I suoi lavori sono tradotti in Europa e in Sudamerica. Ha firmato e condotto programmi di cultura
per la televisione, e ha curato la traduzione di opere tra cui Just Kids di Patti Smith e Tipi comuni del premio Oscar Tom Hanks. è direttore creativo di Holden Studios.
Qualcosa resta (Feltrinelli)
Pedro ha un sospetto, una speranza, forse una fede: crede che il suo cane Lobo sia capace di fiutare la morte. E con un talento così, pensa Pedro, si potrebbe davvero impedi re che le persone a cui vogliamo bene muoiano. Che non muoiano troppo presto, almeno. Invece, a morire anzitempo per un infarto è Ida, la compagna di Pedro, e la confessione che lui fa è scioccante: “L’ho ammazzata io.
Le ho rotto il cuore”. Lei e lui si sono conosciuti nella clinica veterinaria di Aridosa, questa città speciale sorta dalle macerie di un borgo grazie alla volontà e all’ingegno della Professora: un luogo dove i vecchi possono andare incontro alla fine con dignità e dove migranti e seconde generazioni, accudendo loro, intanto reinventano l’Italia e la vita. Adesso che Ida è morta, Pedro si colpevolizza e si dispera: non avendo saputo leggere i segnali mandati da Lobo, non è riuscito a salvarla. Ma col tempo, anche grazie al fratello di Ida che ci racconta questa storia, Pedro capisce che Lobo non è attratto dall’odore della morte, ma da quello del buono che certe persone fanno. E allora da Aridosa, inseguendo la scia di quest’odore di buono, Pedro e Lobo iniziano un viaggio che è un’indagine nel sentimento del mondo.
Dopo sei anni di silenzio, Alessandro Mari torna alla narrativa con una scrittura simbolica e al tempo stesso
concretissima. A passi lievi, con umorismo e tenerezza, con realismo e poesia, si muove in ciò di cui più importa agli esseri umani e alla letteratura: l’amore, la morte, la forza benefica che viene dalla capacità di immaginare
qualcosa che magari non si vede, sì, ma si sente eccome.